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Riflessioni post occupazione

Lunedì 23 dicembre 2024

Pubblicato da
Alessia Di Curzio
AlessiaDi Curzio
Personale Docente

L'occupazione è finita e contiamo i danni.
Al nostro rientro a scuola venerdì sera erano presenti la Presidente del Consiglio d'istituto, i docenti, gli Ata e i genitori Consiglieri, lo staff di vicepresidenza, molti docenti, il Dsga, una sola studentessa. Oggi, lunedì, hanno potuto constatare le condizioni della scuola anche i rappresentanti dei genitori di tutte le classi.
La scuola è devastata.
Diversi computer presenti nelle aule sono danneggiati (uno è stato bruciato), alcune porte sono state sfondate, molti banchi sono scheggiati, molti armadietti sono rovinati, quelli degli studenti e anche in sala professori, molte sedie e banchi sono stati lasciati all'aperto sotto la pioggia, gli ascensori sono inservibili, le due guardiole, interna e esterna, sono state sfondate, c'è sporcizia dappertutto e scritte infamanti e sessiste e bestemmie su molte pareti. Su un pannello una scritta antisemita e parole d'odio. Come gesto simbolico, immagino, un vocabolario di latino è stato gettato in un water.
La conta precisa dei danni richiederà tempo.
Noi forse non sapremo mai chi sono tutti gli autori materiali degli atti di vandalismo che hanno così pesantemente devastato la nostra scuola.
Ma bisogna prendere atto tutti, insieme, che non c'è coerenza tra le parole dei documenti e l'azione dell'occupazione. Non si può parlare di disagio degli studenti e non avere a cuore la condizione dei ragazzi più fragili che restano fuori, o degli studenti con disabilità, che ho più volte richiamato.
Molti di noi vorrebbero solidarizzare con almeno alcuni dei temi che portate, ma il dialogo diventa impossibile quando si verifica una chiusura e un arroccamento così totale e prepotente, quando risulta evidente che l’occupazione è un momento totalmente autoreferenziale e chiuso, nei suoi momenti decisionali, a tutte le altre componenti della scuola.
In qualche modo, con il contributo delle famiglie degli occupanti, forse riusciremo a riparare i danni materiali.
Ma ci vorrà tempo, e lavoro.
C'era una sola persona a riconsegnare la scuola; tutti gli altri dov'erano?
Cosa c'era di più importante?
C'è un modo nelle cose, e il modo di questa occupazione è stato violento e vandalico, irresponsabile.
C'è molta amarezza in questa fine occupazione. Alcuni docenti hanno scritto una lettera agli occupanti, che condivido totalmente. C'è bisogno di coerenza da parte della componente studentesca, che si esprima non solo nel dissociarsi in astratto dal sessismo e dagli atti vandalici, ma nel concreto.
Si è parlato, in un documento degli occupanti, di repressione.
Se si compie un'azione volutamente di rottura, non si può poi tacciare di atteggiamento repressivo chi non condivide l'azione. Altrimenti il dialogo si riduce alla ricerca di consenso e plauso.
Non è confronto, non è democrazia.
Non vogliamo spegnere l’entusiasmo, la passione, gli ideali degli studenti del Morgagni. Li consideriamo preziosi, ne abbiamo bisogno. Anzi vogliamo coltivare lo spirito critico dei nostri studenti, al di là dell'adesione a un'ideologia o a un gruppo. La componente studentesca e la nostra comunità tutta dovrebbe prendere coscienza che l'occupazione è diventata un rito, e che, oltre ai danni materiali, la rottura del dialogo tra le varie componenti e all'interno delle componenti è un prezzo troppo alto e lacerante da pagare ogni anno.
Ai genitori chiedo responsabilità nel non minimizzare quanto accaduto.
Nulla è irreparabile e non esiste la delusione in educazione. Si ricomincia sempre, comunque.
Ma bisogna avere consapevolezza che per costruire fiducia, scambio, condivisione e dialogo ci vogliono anni, e per distruggere bastano pochi giorni, un istante.
Patrizia Chelini

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Pubblicato: 23 Dicembre 2024 - Revisione: 23 Dicembre 2024

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